L’affascinante e controverso mondo delle nanotecnologie ha, senza dubbio, apportato numerose innovazioni e vantaggi in molteplici settori dalla scienza applicata e, di conseguenza, nel nostro quotidiano.
Le eventuali ricadute a medio e lungo termine sulla nostra salute sono, però, ancora sconosciute e oggetto di approfondite ricerche scientifiche da parte di tutte le agenzie preposte.
Analizziamo insieme la situazione attuale delle nanotecnologie.
Quali sono le proprietà delle nanoparticelle?
Come dice il nome stesso le nanoparticelle hanno dimensione nanometrica. Questa peculiarità conferisce loro determinate caratteristiche:
- le proprietà intrinseche riguardo l’ottica, la meccanica, il magnetismo, la conduzione e l’assorbimento possono essere molto diverse dalle stesse sostanze prese in scala maggiore;
- possono attraversare le membrane cellulari, venendo trasportata, nella teoria, ovunque, interagendo quindi con i sistemi biologici e accumulandosi in diversi tessuti;
- l’alto rapporto tra superficie e volume conferisce alle nanoparticelle la capacità di essere reattive e catalitiche, quindi potenzialmente molto dannose per le sofisticate e molto regolate reazioni chimiche che avvengono nel nostro corpo.
Dove si possono trovare le nanoparticelle?
A ben guardare, le nanoparticelle si possono trovare dappertutto, nei fumi da combustione, in apparecchi tecnologici, nei cosmetici, nei filati, nelle suppellettili casalinghe, negli imballaggi e nei medicinali.
Al momento più di 500 prodotti hanno nanomateriali tra i loro ingredienti o componenti con i quali possiamo entrare in contatto mediante inalazione, assorbimento dermico e ingestione.
Ne sono un esempio:
- le caramelle e i dolci vengono resi più allettanti dal colorante alimentare (E171), biossido di titanio, il quale oltre a essere responsabile di infiammazioni intestinali, può essere contaminato per circa il 3% da titanio puro sulla cui tossicità c’è più di un sospetto;
- gli utensili da cucina sono ricoperti da uno strato nanometrico, di origine sintetica o metallica, per far assumere un aspetto caratteristico o di pietra naturale. Questa copertura, se incisa o graffiata può essere fonte di nanoparticelle, che vengono poi ingerite attraverso i cibi causando infiammazioni intestinali;
- alcune nanoparticelle vengono prodotte in modo indiretto da fenomeni naturali come fulmini, eruzioni ed incendi, altre sono opera dell’uomo mediante processi industriali, centrali termiche, inceneritori e traffico stradale contribuendo nel loro insieme all’inquinamento dell’aria e alle varie patologie polmonari.
Le nanoparticelle sono sicure o pericolose?
Dati i molteplici settori e situazioni in cui le nanoparticelle sono presenti, gli studi sui possibili rischi a esse connesse sono continui e sempre più approfonditi. Vediamone alcuni.
EPA e nanoparticelle
L’EPA (agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente) sta monitorando la sostenibilità di molti nanomateriali, determinandone eventuali valori limite di esposizione e concentrazione durante l’intero ciclo di vita dei prodotti dall’estrazione o sintesi fino allo smaltimento.
Tra i materiali sotto la lente di ingrandimento troviamo:
- nanotubi di carbonio presenti nei veicoli, circuiti elettronici e televisori a schermo piatto;
- nanoparticelle di ossido di cerio, usate come additivo per combustibili e forniture mediche;
- nanoparticelle di biossido di titanio e di zinco, ingredienti fondamentali in cosmetici, creme solari, conservanti alimentari e vernici;
- nanoparticelle di argento presenti nei tessuti e negli imballaggi;
- nanoparticelle di ferro utilizzate in ottica e nella purificazione di acque reflue.
Il progetto SUN
Un altro programma che punta a contribuire alla conoscenza di eventuali rischi che nanomateriali potrebbero apportare alla salute e all’ambiente è il progetto europeo SUN (sustainable nanotechnologies project).
100 scienziati da 25 enti di ricerca e industrie da 12 Paesi europei, coordinati dal professor Antonio Marcomini, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, stanno analizzando i possibili rischi delle nanoparticelle dalla produzione allo smaltimento.
Tra i vari nanomateriali analizzati troviamo i già citati nanotubi di carbonio, nanoparticelle d’argento, biossido di titanio, pigmenti e antiagglomeranti in silice.
I 140 articoli scientifici prodotti sono stati utili per elaborare una linea guida per prodotti e processi produttivi più sicuri.
L’intervento dell’associazione Que Choisir
Nel 2018 l’associazione di consumatori francese Que Choisir ha smascherato 9 aziende responsabili di non aver dichiarato la presenza di nanoparticelle nei loro prodotti.
Nell’87% degli alimenti analizzati e nel 39% dei cosmetici analizzati sono state rilevate tracce non dichiarate di nanoparticelle, come biossido di titanio e silicio, ossido di ferro e zinco e nerofumo.
Un esempio sono i famosissimi confetti colorati alle arachidi M&M di Mars: il 35% del biossido di titanio è risultato essere costituito da nanoparticelle.
EU-OSHA e disposizioni legislative
Un’ulteriore riflessione va fatta sui rischi per chi produce ed è esposto a nanomateriali per i quali non esistono ancora limiti legislativi di esposizione, ma solo valori di riferimento.
L’EU-OSHA (agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro) ha di recente aggiornato la propria scheda informativa soffermandosi sui nanomateriali fabbricati sul luogo di lavoro.
Gli argomenti affrontati e sui quali si vogliono sensibilizzare soprattutto i responsabili di aziende coinvolte spaziano dalle informazioni dettagliate sulle normative, ai rischi per la salute, ai consigli per come prevenire e mitigare l’esposizione dei lavoratori, fino alle principali vie di esposizione.
Quali sono i benefici apportati dalle nanoparticelle?
Le peculiarità delle nanoparticelle, prima elencate, sono essenziali affinché apportino i grandi benefici per i quali sono state studiate e sintetizzate:
- l’interazione con cellule tumorali, per amplificare segnali in risonanza magnetica o in tomografia, ha permesso un sostanziale passo avanti nella diagnosi precoce in ambito oncologico;
- la capacità di essere trasportate nel flusso sanguigno, indirizzando un farmaco in maniera selettiva verso il tessuto da trattare, permette alle nanoparticelle di ridurre il quantitativo di farmaci abbattendo anche gli effetti collaterali;
- gli oligoelementi, fondamentali per l’efficienza di molte reazioni biochimiche alla base del nostro metabolismo, possono essere veicolati in forma di nanoparticelle per migliorarne l’assorbimento.
Di certo le nanoparticelle, i nanomateriali e le nanotecnologie in generale rappresentano il futuro, a patto che questa evoluzione vada di pari passo con la piena consapevolezza dei limiti necessari per la sicurezza dell’ambiente e dell’uomo.
Noi di Nanomnia operiamo con nano e microparticelle biocompatibili e biodegradabili, così da non causare nessun effetto collaterale per l’uomo e agli animali e senza lasciare residui nell’ambiente.
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