Già nel 4000 A.C. con gli egizi, passando poi a Greci, Romani, Cinesi e Giapponesi, i cosmetici sono sempre stati utilizzati, dalle donne e non solo, finendo spesso per essere commercializzati come beni di lusso.
In tutta l’evoluzione dei cosmetici la ricerca è stata molto spinta, fino ai giorni nostri con l’introduzione della nanotecnologia.
Perché la nanotecnologia è importanti nella cosmetica?
I cosmetici possono essere definiti come articoli coinvolti nella pulizia e nell’alterazione della percezione dell’aspetto fisico di un individuo, portando a un aumento della condizione di bellezza, nonostante questo parametro sia estremamente soggettivo.
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Per questi scopi le nanotecnologie rivestono un ruolo importante intervenendo su fattori quali:
- la dispersione degli ingredienti,
- le proprietà ottiche di pigmenti e coloranti,
- la distribuzione di sostanze idrofobiche,
- la conservazione di ingredienti fotosensibili e chimicamente instabili,
- il rilascio controllato degli attivi,
- l’idratazione,
- la protezione UV della pelle.
Così, per esempio, una crema si presenta sotto forma di una soffice emulsione amplificando il profumo delle fragranze, gli attivi contenuti sono meglio preservati e assorbiti dalla pelle, per assicurare un’azione prolungata nel tempo, un effetto anti età e un’ottima idratazione cutanea. Tutto volto a implementare la percezione della bellezza.
In cosmetici come deodoranti, paste dentifricie, shampoo, lozioni e smalti le nanoparticelle sono utilizzate per alterare proprietà come il colore, la trasparenza, la solubilità e la reattività chimica.
In generale, i nanomateriali utilizzati possono essere organici oppure inorganici.
Quali tipi di nanoparticelle sono usate nella cosmesi?
Abbiamo appena citato due classi di materiali. Per ognuna di queste classi le nanoparticelle utilizzate saranno diverse, in base all’esigenza specifica da soddisfare.
Per il primo gruppo sarà usata la classe dei liposomi e delle nanoparticelle polimeriche naturali, mentre per il secondo possiamo citare fullereni, micro e nano ossidi di zinco e titanio e microparticelle di silice.
In entrambi i casi, però, le loro dimensioni e le caratteristiche chimico-fisiche rendono i nanomateriali diversi dagli altri ingredienti cosmetici in termini di qualità, efficacia e soprattutto sicurezza.
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Guardiamo quali sono tali nanoparticelle nel dettaglio.
Liposomi
I liposomi sono nanovescicole lipidiche che proteggono l’attivo dalla degradazione e lo rilasciano in maniera controllata, avendo una buona interazione con il derma. Vitamine e antiossidanti sono gli ingredienti maggiormente incapsulati all’interno di prodotti quali spray corpo, deodoranti, rossetti, creme anti aging e lozioni contro la perdita dei capelli.
Niosomi
I niosomi sono nanovescicole incapsulanti molecole sia idrofobiche che idrofiliche. Hanno un’elevata capacità di penetrazione dermale, assicurando la stabilità del principio incapsulato. Sono stati sviluppati da L’Oreal negli anni ’70, brevettati nel 1987 e distribuiti nei prodotti come creme, shampoo e sbiancanti per la pelle della linea Lancome.
Nanostrutture lipidiche
Le nanostrutture lipidiche sono un’evoluzione delle nanoparticelle lipidiche. Garantiscono una maggiore capacità di incapsulamento e di conservazione degli attivi associata a una bassissima tossicità. Il nome commerciale di questa categoria è NanoRepair Q10, ed è presente in oltre trenta prodotti commerciali.
Nanoemulsioni
Le nanoemulsioni sono dispersioni di olio in acqua, stabilizzate da surfattanti. Sono traslucide, poco viscose e in grado di solubilizzare molto bene attivi chimicamente ostici. La loro rapida penetrazione dermale le rende adatte per prodotti idratanti e anti aging.
Dendrimeri
I dendrimeri sono particolari nanoparticelle con “bracci” ramificati sulla superficie, che permettono di indirizzare i principi attivi con precisione e selettività. L’Oreal, Wella e Dow sono solo alcune marche a utilizzare questa tecnologia nei loro prodotti.
Nanoparticelle polimeriche
Le nanoparticelle polimeriche sfruttano polimeri autoassemblanti attorno a un nucleo. Sono modulabili e adatte a molecole sia idrofiliche che idrofobiche. La loro stabilità e flessibilità le rende idonee per il recupero dell’elasticità della pelle.
Diossido di titanio e ossido di zinco
Le famose nanoparticelle di diossido di titanio e ossido di zinco sono i principali ingredienti di tutti i filtri solari. Sono insolubili e con dimensioni di pochi nanometri – caratteristica che le ha portate alla ribalta contro i problemi di tossicità.
Le nanoparticelle sono sicure?
Si conosce ancora poco a proposito degli effetti, a breve e lungo termine, delle nanoparticelle sulla salute umana, a causa della mancanza di studi specifici.
Ecco perchè ne viene testata la tossicità analizzando parametri come l’assorbimento, la biodisponibilità, l’accumulo e l’eliminazione fisiologica.
Di norma si assume che a parità di materiale le nanoparticelle siano più tossiche delle microparticelle a causa della loro maggiore reattività biologica. Ma ci sono molti altri fattori coinvolti nella tossicità delle nanoparticelle, come le proprietà della loro superficie, la struttura, il diametro e la tendenza ad aggregare.
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Dunque è bene sapere che alcune particelle possono avere effetti indesiderati sull’organismo:
- le nanoparticelle presenti in profumi, polveri e aerosol possono essere inalate, persistere in gola, nei polmoni e in altri tessuti fino a sei mesi, arrivando in certi casi persino al circolo sanguigno;
- se ingerite, tramite prodotti quali creme viso o creme per le labbra, le nanoparticelle si possono accumulare nei reni, nel cuore, nel fegato e nelle ossa, causando un’acuta tossicità;
- quando le nanoparticelle sono presenti in prodotti dermali possono penetrare negli strati profondi, causando allergie, dermatiti e sensibilizzazione agli UV.
Uno scenario a cui bisogna fare molta attenzione. L’alternativa a queste possibilità di accumulo dannoso per la salute è, però, già una realtà.
Noi di Nanomnia scegliamo polimeri naturali e biocompatibili anche in ambito cosmetico. Le particelle sintetizzate e quelle all’interno delle nanoemulsioni sono sempre più grandi di 100 nm, proprio per garantire la massima sicurezza associata alla massima efficacia.
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